FILM PROMOSSI - recensioni

Il NOME DELLA ROSA 
Europa 1986

In questo caso parlano già i premi per il giudizio su questo film che, si spera, abbiano visto tutti almeno una volta: 4 David di Donatello, 3 Nastri d'argento e 2 BAFTA. Meritatissimi.

Per il resto, è ovvio ribadire che, rispetto al significato principale del complesso romanzo di Eco (il quale cerca di indicare come nel mondo non vi sia un ordine e un responsabile preciso del bene e del male, ma un insieme di cause da cui è impossibile riconoscere alcunché) nel film i colpevoli sono ben delineati e puniti come il pubblico si aspetta. Ovvero la differenza principale è che qui c'è una catarsi.

Giudizio: Le frasi, ormai cult, nella pellicola sono tante, ma per quanto ci riguarda l'essenza della visione di Eco e del film sta in questa: '..il passo che separa la tensione mistica dalla violenza della follia, è fin troppo breve'.


LA REGINA MARGOT
Europa 1994

Tratto dal romanzo di Dumas.
Premettendo che il film merita tutti i premi che ha vinto (il livello è veramente alto tra costumi, fotografia, quantità di comparse ecc.) ciò che colpisce di più è che c'è più sangue e nudi qui, che in un film di Argento.

Cast stellare dalla protagonista Virna Lisi alla Isabelle Adjani, con l'eccezione purtroppo di Amendola (il cui personaggio risulta un po' trash, a metà fra un ultrà della curva sud e un francescano) ed una Asia Argento tanto fresca quanto (ci scuserà) ridicola.

Giudizio
: molto lungo = 2h e 17.

INVASIONI BARBARICHE
Canada '03

Meritava l'oscar e tutti i premi che ha vinto. Scritto benissimo, universale e valido a tutt'oggi. 

Senza esagerare forse il migliore film 2.0 del genere 'Dramedy' visto fino oggi. (Considerando che ne ho visti pochi 2.0).

Giudizio
Un film che in Italia non avrebbero mai potuto scrivere. 



KOSHIKEI (L'impiccagione)
Giappone 1968

Dalla Treccani: 'Film militante ed esemplare del rapporto fra cinema e Sessantotto...I temi della pena di morte, della dura condizione dei coreani residenti in Giappone e del ruolo oppressivo dello stato si fondono perfettamente fra loro tra humor nero e simbolismi, il tutto con rimandi al teatro di Brecht. Considerato uno dei capolavori di Oshima'

Confermiamo: il mio regista preferito (una sorta di Pasolini nipponico) non tradisce.

Giudizio: solo per esperti di yamatologia e vero cinema d'autore.
(Non esiste in italiano = un altro classico italiano).




IN CERCA DI MR. GOODBAR
USA 1977

FILM in cui debutta Richard Gere, ma la star è una grande Diane Keaton. 

Altamente consigliato.

Giudizio: fa apparire il cinema2.0 di oggi Mary Poppins

HISTOIRE D’O
Francia 1975

Tratto dal romanzo omonimo di Pauline Réage del '54.
Può essere definito come il 50sfumature di grigio del '900, con la differenza che questo è un film di seria A, con musica e fotografia di tutto rispetto, ed il romanzo un titolo cult dell'eros francese per eccellenza (da cui Crepax creò la sua Valentina).

In realtà risulta più sottilmente ironico che erotico, in puro stile francese.
Inutile dire che il film sta tutto nella perfetta bellezza iconico-pop della simpatica Corinne Cléry, più che nella storia in sé.

Giudizio: candidamente disinibito.

POMI D'OTTONE E MANICI DI SCOPA
USA 1972

Se non fosse stato per la strampalataggine della storia, dell'ambientazione temporale improbabile, e magari fosse stato un po' più breve, sarebbe potuto essere tranquillamente il degno sequel di Mary Poppins in tempi di zero sequel.

Dal web: regista di Mary Poppins, un film per divertirsi all'insegna del buonsenso, come non si usa piu'. Numeri musicali (anche sottomarini, qualcuno se n'e' ricordato per La sirenetta), personaggi reali e cartoni animati: il risultato e' da annoverare fra i migliori del genere "per famiglie" targato Disney.

Non so se è da annoverare fra i migliori, però so sicuramente che, nell'ordine: Angela Lansbury apprendista strega col gatto spelacchiato, il bimbo biondo caschettoso, gli animali di Robin Hood e de Il libro della jungla, i nazisti moderni sconfitti dall'esercito di armature fatate  medievali, sono troppo coccolosi.

Giudizio: montaggio ed effetti analogici erano di tutto rispetto. Cult.

NEL FANTASTICO MONDO DI OZ
USA 1985

L'ultimo prodotto Disney con velature horror.
Regia, attori, doppiatori: perfetti. Gli imperfetti effetti analogici valgono 100 Alice di Tim Burton digitali di oggi.
Paradossalmente la cosa più debole del film è proprio la storia che è un po' miserella. Mancava un pizzico di intreccio ed action in più, forse, ed era perfetto.

Inutile dire che le chicche sono: la gallina tenerosa (mi son sempre chiesto come facessero gli yankee ad essere così bravi ad addestrare gli animali - oggi invece ci tocca la gallina orrida di Banderas nel mulino), l'uomo zucca molto miyazakiano (vedasi Il Castello errante - o meglio il maestro ha visto il film ispirandosi non poco per me) ed infine i Ruotanti (genialmente originali 80s). Ciliegina: il costume di Ozma.

Giudizio: quando Disney sapeva fare pure i live action..poi è arrivato il Disney club.



L'ESORCISTA

Usa 1973

Considerato, con Shining, il 2°horror migliore o comunque più inquietante del cinema di genere. A mio avviso i punti realmente forti sono sicuramente la scrittura e la fotografia. Seguono gli attori (per me la migliore è la madre anche se Linda Blair sicuramente si impegnò tanto).
Non so se è uno dei migliori horror della storia del cinema, ma sicuramente posso dire che ha insegnato a tanti (da Argento in giù) che l'horror, prima di essere sangue, è atmosfera. Con pochissimi effetti speciali, tanto sonoro e ottimi dialoghi, il regista riesce ad inquietare. Ed è questo che conta (gli oscar a suono e sceneggiatura sono meritatissimi).
La colonna sonora paradossalmente era più avanti del film, nel senso che era quasi più adatta a horror di altro genere che sarebbero venuti più tardi.

Giudizio: se il realismo del regista Friedkin si abbinasse ad una storia di Carpenter, forse avremmo l'horror perfetto.


LA RAGAZZA CHE SAPEVA TROPPO
Italia 1963

Da Wiki: "generalmente considerato come il capostipite del giallo all'italiana".

A parte il finale improbabile e l'attrice carina-simpatica, ma nn particolarmente dotata (sembra la Jessica Harper in salsa 60s), con due luci, due suoni e l'ottima colonna sonora, Bava sa inquietare più di mille splatter digitali, dimostrando di aver imparato bene la lezione di Hitchcock ed aggiungendoci pure un tocco di ironia nel tentativo di sprovincializzare l'Italietta del tempo.
(Si capisce chiaramente a chi si è ispirato Argento per il suo Suspiria e Profondo Rosso).

Giudizio: Doppiatori della madonna. 
Confermiamo il cult

PICNIC ad HANGING ROCK
Australia 1975

Fotografia e musiche molto buone. Il regista non è certo il primo che passa in tal senso. I primi 30 min sono a tratti pasoliniani in salsa australiana (chissà se lo conosceva..).


Il film è tutto tranne che horror o fantastico, ma un giallo con punte sovrannatural-bucoliche; l'autrice, infatti, essendo una contemporanea della Agatha Cristi, ha unito il gusto del giallo, tipico della sua generation, con la maestosa e misteriosa natura australiana. 

Giudizio: Valido ma l
entino e un filo troppo lungo (tipico dei '70s e dei registi australiani).


QUALCOSA DI SINISTRO STA PER ACCADERE
USA 1983

Il secondo, degli unici 2 film horror prodotti da Disney. 

E' un b-movie fumettistico-analogico, con i 'soliti mitici attori sconosciuti' dell'epoca, a metà fra il tenero ed il videoclip horror, 
in puro stile 80s.
Praticamente è la storia del Circo di Nehellenia (Sailor Moon SuperS) 15anni prima. 

Fotografia buona, montaggio debole. Potenzialità della storia ottima, ma che rimane all'acqua di rose. Insomma necessiterebbe proprio di un reboot horror versione seria (ossia impossibile oggi).

Giudizio: quando Disney sapeva andare a braccetto con le vedove nere. 

A VENEZIA UN DICEMBRE ROSSO SHOCKING
UK 1973

Sorta di giallo alla Argento in salsa britannica.
Sicuramente ben girato, montaggio innovativo per l'epoca e soggetto buono, ma considerando che è ritenuto l' 8°miglior film inglese del '900, forse mi aspettavo di più.

Sorvolando sul titolo folk italiano (Don't look now è l'originale), va ammesso che Argento deve aver copiato da qui la scena finale per il suo Phenomena. (Avesse piuttosto copiato il soggetto, perfetto per La terza madre, sarebbe stato meglio, ma questa è un'altra storia.. ndr).

Giudizio: la bambina Sharon Williams era bellissima.


MARTIN
USA 1977

Sarà pure il film preferito di Romero, ma i suoi fan quando affermano che è una delle migliori pellicole del genere, secondo me, ci hanno capito poco. Ad ogni modo non è un film horror, nè un thriller, lo definirei quasi un film psico-concettuale che vuole riflettere su ciò che appare 'bene' e 'male' con relativa critica alla società del tempo. Non esagereremmo nel definirlo un moderno Dracula herzogghiano in salsa metropolitana.

Sorvolando sul titolo italiano (Wampyr), il protagonista è adorabile sia per il viso angelico che per la recitazione.
La frase del film (in cui c'è tutto il senso): 'Io ho sempre avuto paura di fare sesso, forse un giorno riuscirò a farlo senza sangue per sentirmi in compagnia'.

(Nel maggio 2010 fu annunciato il remake che per fortuna non si è avverato. Rifare un film del genere oggi, in cui anche i bambini sanno che i primi malati sanguinari sessuomani sono più i fedeli religiosi, ed i vampiri i nostri salvatori, non avrebbe forse granché senso ndr).

NOSFERATU 
Germania 1979

Remake del capolavoro diretto da Murnau,
E' praticamente un film perfetto tra: fotografia, scenografia vera, costumi, attori, testi, durata, regia.

Prima consacrazione della Isabelle Adjani, che è sublime sia nell'immagine che nell'interpretazione. Ghotic 100%.
Kinski dà i brividi dall'inizio alla fine, a metà fra l'inquietante e il compassionevole.

Giudizio: Potevano tranquillamente dare un oscar sia al protagonista che al regista.

L'INQUILINO del 3°PIANO
Francia 1976

Stavolta la Isabelle Adjani lavora con Polansky che qui è anche il protagonista del suo stesso film.

A metà fra l'onirico e a tratti claustrofobico, abbastanza avanti per i suoi tempi come soggetto, si presta a diverse interpretazioni.

Finale un po' grottesco .


POSSESSION
Germania 1981

Il film che consacra definitivamente la bravura della Isabelle Adjani col premio a Cannes.
Ci sono molte metafore dentro questo weird movie, tendente all'horror, non facili da capire. Semplificando può essere considerato una metafora horror della gelosia.

Una critica italiana del tempo dice "a tratti misogino", ma credo di poter dire che il personaggio di lei incarni bene il contrario, ossia il femminismo e la gabbia del corpo femminile. 

Giudizio: piccolo gioiello di Zulawski.

SOCIETY
USA 1989

A metà fra Ai confini della realtà, un Kubrik di serie b e un'anteprima di Twin peaks, può essere considerato un bizzare movie metaforico per riflettere sul marcio della società che stava dietro alla patina pop porno soft colorata degli 80s.

Il reale paradosso del film è che l'idea di fondo non viene sviluppata (forse volutamente?) con relativa debolezza della sceneggiatura che non porta mai ad una reale denuncia concreta e chiara (poveri vs ricchi, forse?). Un po' troppo elementare considerando il bravo regista Yuzna.
Anche il finale, alla Kid video, non ci aiuta a capire veramente se gli "eredi ribelli di James Dean" alla fine si son trasformati in teneri teen sportivo-ingenui incapaci di combattere realmente la società horror-orgiastica di corpi e consumismo made in USA.

Giudizio: cult, avanti, ma che sarebbe necessario forse più oggi in epoca 2.0, con un soggetto scritto a parti invertite.

DOVEVI ESSERE MORTA 
USA 1986

Un film con tutti gli elementi da puro Teen horror movie 80s al posto giusto. Gli manca solo la scena della festa del ballo. 
Attori tenerosi, dialoghi simpaticissimi, con tanto di robottino pop al seguito che dice le parolacce.

Wes Craven anche qui ci ripropone cantine e caldaie in stile Nightmare (trauma infantile per me ndr).
Girato benissimo.

Giudizio
: Wes rimane Wes. 

LA CASA NERA
USA 1991

Forse il film più assurdo di Wes a metà fra i GooniesNightmare e Hansel&Gretel, con critica sociale alle condizioni di vita degli afroamericani come morale. Insomma il delirio di un regista folle e geniale.
Il titolo originale è diverso e ovviamente più centrato: La gente del sottoscala.
L'attrice che fa la matrigna cattiva, è una grande Wendy Robie divenuta poi volto noto grazie a Twin Peaks.
Nel 2006, il regista annuncIò un remake di La casa nera ma non se ne fece di niente (per fortuna aggiungiamo noi ndr).

Giudizio: validissimo.

LA NOTTE DEI DEMONI
USA 1988

Girato bene, trucco-effetti molto buoni, non montato benissimo, un b-movie cult a tutti gli effetti, con attori e dialoghi scarsini, ma ormai trash-iconici 80s, a partire dalla Linnea. Doppiatori mitici.
Il vero problema del film, al di là di tutto, è che non è scritto molto bene e i personaggi sono poco delineati. Basti dire in tal senso che prima di vedere il sangue passano 50 min. (e per un horror 80s non è proprio il massimo).
Sembra più un esercizio di stile del regista che un film di genere effettivamente. Finale tenero-simbolico super 80s.

Giudizio: super occasione mancata e buona per un remake (ma che è ovviamente stato un super flop2.0, ossia non li sanno fare).


LA NOTTE DI HALLOWEEN
usa 1985

Se non fosse stato un tv movie, ma avesse avuto una produzione di maggior livello alle spalle, con qualche attore noto in più, una miglior colonna sonora e magari un pizzico di sensualità in più (magari scosciando di più la prof. in stile playmate), sarebbe potuto essere senza dubbio uno dei migliori cult-pop movie80s made in Usa.

Quasi un ritorno al futuro al rovescio in salsa Kid video.

Giudizio: super amoroso, come i due protagonisti.
VAMP
USA 1986

Se fosse stato girato e scritto da David Lynch sarebbe stato un cult. Purtroppo invece la sceneggiatura è debole e l'idea geniale di fondo, non viene sviluppata a dovere (ci ha provato il furbetto Tarantino, 10 anni dopo, 
nel suo Dall'alba al tramonto, mettendoci dentro del pulp e degli attori forse più esperti e tagliando la patina pop, con relativo risultato rufiano-grottesco ma non stupido).

Il paradosso del film: la nostra amata sexy demone punk Grace, si vede pochissimo e pure nemmeno tanto bene. 
Attore più simpatico: il nippoamericano. Miglior cosa del film: colonna sonora e costumi.

Giudizio
: considerando che la fotografia è una delle cose migliori del film, in puro stile videoclip, l'occasione di spaccare molto di più è stata persa.


RE ANIMATOR 1 2 3
USA 1985

Considerando che è tratto da un racconto del solito Lovercaft in salsa 80s, va ammesso che Stuart Gordon è stato in gamba tra effetti splatter, musiche e regia.
Attori un po' fumettosi 80s, ma in gamba. Lo scienziato pazzo sembra il fratello maggiore di Harry Potter.

Scena migliore: la rissa finale fra cadaveri e viscere varie (niente da invidiare ai suoi colleghi Romero e co.).

Giudizio: parte un po' lento ma approvato 100%.

(Bride of) RE ANIMATOR2
usa 1990

Sequel del primo. Attori sempre simpatici e oltre.
Effetti di tutto rispetto (la sposa finale e il cane con arto umano geniale).
Finale sempre aperto.

Giuduzio
: esilarante, caotico, splatter, ma storia un po' gratuito-debole.

(Beyond) RE ANIMATOR3
USA 2003

Terzo capitolo dello stesso regista.

L'idea di ambientarlo nel carcere è buona, è girato benino in stile 80s, con qualche aggiuntina minima in stile 'trash2.0'. Nonostante gli effetti speciali buoni, di base il regista poteva tranquillamente non fare questo film gratuito-sterile che addirittura è di produzione spagnola.
Scena più simpatica: durante i titoli di coda.

Giudizio
Era appena iniziata la china2.0 dei sequel prodotti a risparmio e della mancanza di soggetti originali. Salvato sul filo.


DOLLS
USA 1987

Apre il filone delle "bambole horror".

E' quasi un horror-comedy a metà fra Rocky horror e Piccola bottega degli orrori.
Un puro b-movie pop 80s, con morale tipica del tempo: non essere cattivi e cercare di rimanere sempre in contatto col proprio fanciullino protetto dai propri toys.
Battute a metà fra il tenero e il grottesco con due mitiche teenager conciate da 'Madonnare Like a virgin'.

Giudizio
: coccoloso.




LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI
USA 1968

IL PRIMO della saga degli zombie del maestro Romero.

Nonostante ancora un po' acerbo, il montaggio, le inquadrature e la critica sociale in questo film erano già avantissime per essere il '68. Considerando poi che tra i morti c'è anche una comparsa completamente nuda, era oggettivamente molto moderno.

Giudizio: consigliatissimo.



L'ALBA DEI MORTI VIVENTI
USA 1978

Il SECONDO della 'saga zombie' di Romero.

Dalla notte all' Alba, son passati 10 anni. 
Bastano già i soli primi 10min. per capire che ci troviamo di fronte ad un maestro (e che tutti quelli che fanno i registi, dovrebbero studiare). Il vero segreto del film sta nel fatto che Romero ha saputo fondere in maniera impeccabile, forse per la prima volta nel cinema di genere, l'horror, l'apocalittico e l'action poliziesco (avendo pure il tempo di strizzare l'occhio al femminismo).
Se a questo aggiungiamo un montaggio praticamente perfetto, possiamo tranquillamente dire che è un capolavoro di genere.
La versione extended, curata dal nostro Argento che dura 2ore, rispetto alla uncut di 2h e 30, possiamo tranquillamente definirla la migliore (sia i Goblin che Dario han fatto un ottimo lavoro, migliorando sia scelte musicali che ritmo visivo ndr). Il pezzo rock della parte finale, stile Blondie, è da urlo.

Giudizio: se quello del '68 è un antipastino, questo è la portata principale. 


IL GIORNO DEI MORTI VIVENTI
USA 1985

TERZO capitolo della saga zombie.

Può essere considerato il raffinato dessert finale in cui, seppur con molte meno comparse, si raggiunge il culmine della tensione psico fisica.

Giudizio: semplicemente un CULT.



IL RITORNO DEI MORTI VIVENTI
USA 1984

Un cult B MOVIE, omaggio ironico a Romero in pura salsa 80s, ma senza mai scadere veramente nella comedy.
Attori, e soprattutto doppiatori, troppo simpatici e bravi.
Girato benissimo e ottimo trucco. (Tutto ciò che forse, oggi, nonostante la super hitech e gli attori impegnati che abbiamo, non riuscirebbero a rendere).

Icona trash indiscussa del film, la solita Lynnea, che qui fa la punkettara che se ne va in giro nuda per mezzo film.

Giudizio: simpatico.



RITORNO DEI MORTI VIVENTI 2
USA 1988

Molto più action e con molti più attori e comparse rispetto al primo, s
iamo sempre di fronte ad un B-movie. Di stampo sit com (e pure un po' Kid video style) un filo troppo comedy, ma comunque ancora ben dosata rispetto al genere horror, qui i protagonisti son appunto ormai 'kids'. 
Gli effetti speciali sono di tutto rispetto e gli attori sempre molto simpatici (il tombarolo frignone è lo stesso del primo film) anche perchè aiutati molto dai nostri mitici doppiatori.
La frase del film: 'sono ancora alle elementari e già mi tocca andare al creatore'.

Giudizio: finale debole-nonsense, ma consigliato.


HELLRAISER 1 2 3
GB 1987

Praticamente uno dei film horror più completi che ci siano se nn fosse per qualche ingenuità inevitabile del tempo e un finale un filo troppo pop.

Montaggio, effetti e trucco sono impeccabili.
Attori tutti bravini, tranne Frank (che sembra un po' un pornoattore gay del tempo ndr); la migliore è la compagna, col look 80s da donna in carriera rock.

Giudizio: Cult.

Hellbound
GB 1988

Più fantastico che horror, il 2°CAPITOLO rimane sempre un film completo.
Possiamo tranquillamente definire Hellraiser "il nightmare europeo", ossia la versione più seria ed intensa che Wes Craven (pace all'anima sua) non riuscì a fare.
Un po' "kubrikkiano", in puro stile british, ha ovviamente una marcia concettuale in più, che gli americani raramente riescono a dare ai loro movies. Se ci aggiungiamo i volti degli attori british, con le loro più realistiche ed inquietanti imperfezioni estetiche, il gioco è fatto.

Giudizio: Ottimo.

Hell on earth
GB 1990

Il 3°CAPITOLO, finendo nelle mani "yankee", si è inevitabilmente iniziato a trasformare in un blockbuster, passando da horror ad Ai confini della realtà.
Gli americani, si sa, col gusto di fare le cose in grande, son finiti per perdere di vista il concept della storia originale non afferrandone il senso.

Se a questo aggiungiamo che erano appena iniziati i 90s (ossia il gusto horror e di rappresentazione sociale iniziavano a cambiare) e gli attori un po' scarsini, il danno è fatto. A parte la scena della chiesa e la trovata finale, mi sembra chiaro che i semi della decadenza erano stati piantati.

Giudizio: s
i salva in corner.


IL SIGNORE DEL MALE
USA 1987

Il secondo della trilogia di Carpenter, 
pochissimi effetti speciali, musica minimale, attori non particolarmente brillanti, però che classe signori: puro horror senza stereotipi nè splatter.

Storia modernissima e originale che mixa divinamente scienza e misticismo in salsa 80s; necessiterebbe proprio di un remake od un film ispirato ad esso. (Ma forse è meglio non tocchino niente ndr).

Giudizio: grazie a Carpenter di esistere.

THE CHANGELING
CANADA 1980

Nella trama c'è già tutta la base di the ring (tanto a ribadire che nn si inventa più niente ndr).
Montaggio e fotografia buoni.
Dagli abiti ed il look dei personaggi, più che del '80, sembra del '73.

Lamberto Bava ha realizzato nel 1987 un sequel non ufficiale intitolato The Changeling2 uscito in Italia con il titolo Fino alla morte.


Giudizio: buona l'atmosfera.

NON APRITE QUELLA PORTA
USA 1974

Il noto titolo italiano è lontano e anonimo rispetto al più diretto e folk 'Massacro texano della motosega' (poiché
ispirato ad una vicenda vera di un serial killer texano). Pone le fondamenta dello slasher splatter (creando lo stilema 'ragazzi in gita che si imbattono in assassino/i psicolabile/i').

Dalla storia molto minimale, con attori abbastanza scarsi e splatter quasi assente, il vero film è concentrato più che altro negli ultimi 20min., con i limiti evidenti e tutte le ingenuità del tempo. Il segreto di questo cult-movie di genere, sta forse proprio nel fatto che l'aspetto horror non è affidato tanto al sangue, quanto alla buona regia (inquadrature, primissimi piani dei visi) e ai datati effetti sonori dal volume alto (ci sono più urla che parole, al limite del fastidioso) stratagemma poi diventato di routine a seguire.
Il finale, forse involontariamente un po' grottesco, a tratti ridicolo, ha aperto inoltre la strada, nel bene o nel male, all'inserimento di una buona dose di ironia negli horror dei decenni a venire.

C
onsiderando che è uno dei film indipendenti a basso costo, che ha più guadagnato nella storia del cinema , viene da pensare che all'epoca ci fosse molta fame di horror. Col senno del poi, non esagereremmo oggi a definirlo quasi una metafora animalista contro la follia umana di creare macelli per nutrirsi di carne animale (o umana, poco cambia).

Giudizio: considerarlo un grande horror, forse anche no, ma è un capostipite.

NON APRITE QUELLLA PORTA 2
USA 1986

Fa passare più di 10 anni, il regista, per questo sequel che inevitabilmente vira dalle atmosfere hippie spartano-crude, a quelle pop-rock videoclippare, dando volutamente a tutta la vicenda un taglio fumettoso-horror ironico in puro stile 80s (lo si nota sin dalla copertina). Gli ingredienti sono stati tutti ribaltati: la protagonista, una dj sportiva e coraggiosa che gira in shortpants...

 

 

LA CASA (EVIL DEAD)
Usa 1981

Considerando che era la sua opera prima, che aveva solo 21 anni e che il tutto era quasi semi amatoriale (a partire dagli attori), possiamo sicuramente parlare di RAIMI come di un signor regista molto avanti, anche alla luce degli effetti splatter analogici e della ripresa di tutto rispetto.

Il vero limite del film, paradossalmente, è forse proprio la mancanza di una storia realmente scritta e sviluppata, ma soprattutto quel dubbio che Raimi lascia qua e là nello spettatore se vi sia una voluta intenzioni di virare nell'horror comedy (per es. quando usa i primissimi piani degli attori che, a partire dal protagonista, hanno espressioni fumettistico-ironiche) o se sia involontario anche a causa della loro stessa inesperienza.
Forse perché combattuto fra la passione per i maestri horror da un lato, ed i fumetti dall'altro, Raimi mostra sì una grande capacità di saper creare un' atmosfera puramente horror, ma senza mai essere convinto fino in fondo di ciò che vuole dire.

Giudizio: la fusione di un Wes Craven e di un Raimi, avrebbe forse creato un horror perfetto. (Non si può avere tutto dalla vita ndr).

LA CASA 2 (EVIL DEAD2)
USA 1987

Considerando che era ormai l'87 e che di soldi da usare ne aveva, Raimi si scatena in questo secondo capitolo fra splatter (mai visti così tanti litri di vernice rossa di ogni sfumatura) citazioni, e una maggiore ironia slapstick. Sicuramente un lavoro molto ben fatto a prescindere dalla storia bizzarra del film in sè.

Visibilmente dimagrito rispetto al primo, il noto protagonista dal faccione cavallesco-squadrato e dalle espressioni fumettistiche (sembra un mix fra Jim Carey ed il cowboy di Toystory - che si siano ispirati a lui? ndr) si trasforma qui direttamente in un eroe, a tratti goffo, a metà fra Rambo e Terminator, seppur posseduto ormai dal demone pure lui.
La cosa migliore del film è il ritmo, ma soprattutto la capacità di Raimi nel dosare horror ed elementi comedy, senza mai veramente scadere nel secondo genere con relativo effetto grottesco; in tal senso possiamo senza dubbio considerarlo il miglior regista nel fare questo, fra i suoi colleghi, quasi a dire: "Io l'horror lo conosco, lo omaggio e lo sbeffeggio se voglio".

Giudizio: 1ora e 25 di puro intrattenimento.

COSE PREZIOSE
USA 1993

Dall'omonimo romanzo del 1991 di Stephen King.
A Castle Rock, nel Maine, un misterioso antiquario ha aperto un negozietto in cui chiunque può comperare quello che desidera, facendo, in cambio, 'piccoli favori'.

La cosa migliore del film sono le musiche. La regia è buona. Considerando che hanno usato quasi più stuntman di comparse, direi che il livello della produzione era alto. 
I punti deboli invece sono la durata, un filo troppo lunga e gli attori un po' scarsi, tranne il protagonista che è perfetto.
La sensazione è che l'ottimo racconto di Stephen, fosse più bello di questo adattamento filmico che, secondo me, nella parte finale è tirato un po' via e debole.

Giudizio: il reale paradosso di questo film è che, con qualche aggiustamento, la storia potrebbe risultare molto più incisiva ed attuale oggi (rispetto al caos global terroristico in cui viviamo) dell'epoca.


POLTERGEIST
USA 1982

Film fantastico-pop che getta le basi per parlare non tanto di fantasmi, quanto appunto dei cosiddetti poltergeist ossia spiriti rumorosi, che si attaccano a dei luoghi o a degli oggetti senza mai lasciarli per dei motivi.

Prodotto e scritto da Spielberg, ma girato dal 'papà di motosega del texas', siamo di fronte ad un primo es. di genere ibrido (nè vero horror, nè vera fantastic comedy) che per questo motivo forse risulta un po' sgangherato nelle atmosfere e nei dialoghi (ma per questo paradossalmente anche molto moderno).

C'è chi parla di metafora anti tv che da apparente amica, risulta invece mangiatrice di bambini e famiglie (anche se, in realtà, la bellissima protagonista dai biondi capelli alla Skipper e purtroppo deceduta a 12 anni, in realtà non viene affatto risucchiata dall'oggetto catodico).
Oscar per gli effetti sonori e speciali meritati
 (gli scheletri usati erano veri!), meno forse quello per le musiche (un po' troppo Indiana Jones).

Giudizio: il noto sguardo romantico-riflessivo di Spielberg sulla cittadina immersa nelle colline californiane, supera di gran lunga quello fumettistico-horror del regista. Un filino lento.

POLTERGEIST 2
USA 1986

Perfetto proseguimento del primo, stessa famiglia, stessi attori, con l'aggiunta di uno sciamano indiano.
Qui si chiarisce il perchè spesso, nei casi di poltergeist, il problema non è tanto il luogo o l'oggetto posseduto, quanto la cosiddetta 'persona focale' (in tal caso la bambina bionda).

Considerando che il regista e lo staff erano tutti mezzi sconosciuti, questo 2°capitolo è di tutto rispetto fra effetti speciali e sceneggiatura, risultando abbastanza incisivo dal punto di vista horror-fantastico.

Giudizio: colui che fa il padre è simpatico ma non un grande attore, il cane invece è veramente dotato. C'è un piccolo errore nella scena finale.


INSIDIOUS 1-2-3
Usa 2010

La prima metà del film appare un horror classico a tema casa posseduta, nella seconda subentra un simpatico trio di simil ghostbusters capitanati da una medium, spostando il tema, dalla casa, al figlio caduto in catalessi inspiegabilmente.

La trama è valida, l'atmosfera horror c'è, creata oltretutto con pochissimi effetti speciali di stampo analogico (buio, sonoro).
Il regista (lo stesso di Saw) ci mostra di aver imparato bene la lezione dei classici. Peccato solo per l'ultima parte del film in cui avrebbe potuto tranquillamente calcare la mano, in stile Craven, e creare così un puro horror incisivo. (La riconferma, se ce ne fosse bisogno, che questi registi2.0 appaiono spesso 'terrorizzati' dal vero horror).
Finale aperto.

Giudizio
: hanno cambiato ben 3 titoli, scegliendo alla fine quello sbagliato. L'altrove sarebbe stato il più giusto.

INSIDIOUS2
Usa 2013

Sequel del primo, riprende la storia esattamente dal finale dell'altro. L'intreccio narrativo è buono, a parte qualche snodo un po' debole qua e là; il regista è lo stesso anche se qui forse è un po' più debole sia l'atmosfera horror che il montaggio. Il livello generale è un po' minimal, anche se gli attori qui son più sciolti e se la cavano meglio. Stavolta sarà il figlio a salvare il padre e non viceversa chiudendo il cerchio.
Il finale rimane anche qui aperto mostrandoci una potenziale nuova storia con un'altra famiglia (cosa oggettivamente gratuita, che potevano evitare ndr).

Giudizio: poteva essere sicuramente molto più incisivo anche questo e meno commerciale. Alto rischio di serializzazione del prodotto.

INSIDIOUS3
Usa 2015

Prequel che ci mostra l'incontro fra la medium e i due nerd ghostbusters per creare questa sorta di "trio salva persone" dagli spiriti.
Anche in questo caso l'intreccio è abbastanza ben scritto, gli attori se la cavano e, forse più qui che nei primi due, è intelligente il buon equilibrio fra atmosfere horror ed ironia pop (tramite le solite citazioni 'Argentiano-nightmeriane') più relativo uso di semplici trucchi analogici per spaventare a sorpresa lo spettatore.

L'unica cosa veramente debole di tutta la trilogia, a parte l'assurdità del titolo, sono le reali motivazioni sul perchè alcuni spiriti vogliano impossessarsi dei vivi con la loro relativa cacciata.


Giudizio:
 L'impressione finale è sempre di un film dallo stampo un po' minimal nostalgico (rispetto alla golden age) ma onesto negli intenti.


IT
USA 2017

Trasposizione cinematografica della prima parte del romanzo di King. Unica variazione è quella temporale: non siamo nei 50s ma negli 80s; Bill (il balbuziente) Richie (il cabarettista), Eddie (il cagionevole), Stanley (l'ebreo), Beverly (la girl), Ben (il cicciotto) e Mike (l'afroamericano) sono ragazzini del '88.

Sicuramente molto più aderente al romanzo, soprattutto negli snodi narrativi, il film è tecnicamente di livello alto: regia, fotografia, effetti speciali ed attori (questi ultimi anche troppo forse). Ho apprezzato la rappresentazione temporale 80s, che è molto valida (strizzando anche un po' l'occhio a Stranger things di cui utilizzano uno stesso attore cavalcandone l'onda).
(Avrei scambiato l'attore di Stan con quello di Eddie ndr).

Finalmente qui, al contrario del film tv dei '90s, viene esplicitato tutto l'horror e la violenza al meglio, anche se, pure stavolta, il regista preferisce non girare troppo il coltello sulle tematiche sessuali (tagliando scene lui stesso). E forse ha fatto bene considerando che dura pure 2h e 20.

Giudizio: promosso, ma non da giustificarne il record di incasso come primo film horror.

BLADE RUNNER 2
USA 2017

California 2049 - I neo-replicanti prodotti della Wallace co. si sono integrati nella società poiché le colture sintetiche si sono rivelate necessarie per la sopravvivenza degli umani. L'agente K è un replicante di ultima generazione che dà la caccia ai vecchi Nexus ribelli, tra cui quello visto nell'ultimo corto, uccidendolo. Qui troverà una cassa con lo scheletro di una replicante Nexus.

Su questo sequel le cose da dire sono principalmente due:
1-La rappresentazione visiva e le trovate futuristiche hitech sono buone, rispettando sia il primo film che il potenziale realismo cronologico di 30anni dopo (salvo qualche ingenuità di troppo come per es. la totale mancanza di sicurezza nell'auto volante ndr). Fotografia, scene e soprattutto le musiche, sono curate (il tutto senza la spocchia di voler superare le iconiche originali di Vangelis).
2-La sceneggiatura si salva (grazie al fatto che è coscritta dallo stesso del primo film).
Quindi bene, IL FILM c'è.
Ma questo non basta purtroppo. Il problema infatti, secondo me, sta proprio nella messa in scena della sceneggiatura stessa che non è totalmente riuscita perchè:
1-Il protagonista (Goslin, per quanto rimbelloccito e bravo) ha un viso un po' troppo comico per un film così, e gli altri attori, per quanto carini (apprezzabile l'omaggio a Deryl/Pris) sono lontani dal magnetismo iconico dei precedenti.
Tutto ciò purtroppo abbatte metà atmosfera.
2-Alcuni personaggi chiave, come la replicante Luv (antagonista) e la boss della polizia, che tendono un filo a scadere nell'effetto Bond girl, risultano davvero poco intensi.
3-Alcune scene chiave della storia, come l'orfanotrofio, l'incontro fra K e Harrison, quello fra K e la creatrice di memorie, e lo scontro finale, sono un po' deboli, forse per gli atteggiamenti troppo asciutti e distaccati dei personaggi.

In breve a questo film manca un po' lo spessore emozionale, nonostante alcune buone trovate. Se il capolavoro di R.Scott parlava del conflitto etico-relazionale tra umani e replicanti (il cui confine era simbolicamente rappresentato dalla 'impossibile' coppia Deckard/Rechel) qui il dramma è tutto interiore al replicante K nella sua lacerante ricerca della verità, nn solo sul suo passato tra ricordi artificiali o realmente vissuti, ma soprattutto sul senso della sua esistenza, forse frutto di quella coppia stessa.

Giudizio: Se da un lato la forza di questo sequel sta proprio nella perenne ambiguità fra ciò che è artificiale e ciò che non lo è e la relativa differenza che può fare (come nell'originale), dall'altro questo regista canadese seppur in gamba a non scadere in gratuiti nostalgismi (in linea col suo stile freddo, leggo in rete ndr) si è dimenticato la cosa più importante che ha reso questo titolo una pietra del cinema del '900: il cuore. Non si va oltre la sufficienza.

TOKYO DECADENCE
Giappone 1992

Scritto e diretto da un certo Murakami (omonimo del noto scrittore), il titolo originale Topazio è molto meno diretto e interessante dell'occidentale, ma più centrato con la storia ovviamente.

Tramite gli occhi di una prostituta 20enne, sottomessa e apparentemente con una bassa dignità di se stessa, il regista ci vuole mostrare le parafilie di uomini e donne d'affari che sfogano le proprie frustrazioni tra droga e sadomasochismi vari, sullo sfondo di un Giappone che ha ormai accumulato una «ricchezza senza dignità» e sull'orlo della nota rovinosa recessione degli anni '90.

E' un piccolo film 
ben recitato e girato, ma con poco ritmo, che riesce, nonostante gli inevitabili limiti del tempo, ad essere forse più genuino ed intenso di un più crudo ma troppo consapevole regista contemporaneo2.0. Anche in questo caso, ad aiutare il tutto, c'è il solito Sakamoto che ci regala come sempre un ottimo commento musicale.

Giudizio: il cliente necrofilo è il più tenero. Valido.

LOVE E POP
Giappone 1997

Tratto da Topazio2 (seguito del primo racconto di Murakami), parla di una giornata di 4 studentesse liceali tra shopping a Shibuya e incontri fortuiti tramite dengon dial (messaggi vocali di posta elettronica), i terekura (chat line tramite telefono) o per strada con uomini di affari e salary man, disposti a pagarle anche solo per pranzare con loro.

Il noto regista di Evangelion (al culmine del suo successo) si scatena visivamente in questo film live (tra grandangoli, soggettive "impossibili", montaggio velocissimo e inquadrature-inserto ai limiti del subliminale) per parlare 'a modo suo' del triste fenomeno dello 
enjou kosai (appuntamenti a pagamento) che iniziava a dilagare tra le teenager nipponiche in quel fine millennio. Cosa sarà disposta a fare la protagonista per comprare un bell'anello? "I desideri vanno inseguiti, sennò scompaiono..", ma sono veri desideri o solo ricerca di soddisfare quel vuoto interiore, dato dalla perenne ricerca di un proprio posto nel mondo?
Come già fa nel suo capolavoro animato, Anno qui riconferma il suo talento e l'originalità narrativa che lo caratterizzano nell'affrontare le tematiche a lui più care (solitudine dell'individuo nella società di massa, senso di incapacità, paura di seguire i propri desideri ecc.).
Tra le voci fuori campo compaiono pure le sue pupille "Misato/Kotono" e "Rei/Hayashibara".

Giudizio: caro Anno, 20 minuti in meno, non ci avrebbero fatto schifo.
 

BIG MAN IN JAPAN
Giappone 2007

Scritto, prodotto, diretto e interpretato da Matsumoto Hitoshi (noto comico di tv-cinema) qui al suo esordio, è un film satirico demenziale sotto forma di finto docu-film, in cui l'intervistatore (che nn si vede mai) segue la triste vita quotidiana di Dai Sato, un super eroe con la capacità di diventare un gigante tramite scariche elettriche (tradizione che si tramanda di famiglia), usata per salvare la città ogni volta da un mostro umanoide di turno (introdotto con tanto di caratteristiche), ma che è tutto tranne che popolare e amato dalla sua famiglia.

Tutto l'impianto serve a Matsu per mostrarci la sua visione personal-infastidita, con relativa satira abbastanza sferzante, della società nipponica 2.0 dove, oltre il pubblico, persino eroi e mostri (dei suoi amati tokusatsu) nn sono più gli stessi: l'eroe è divorziato, solo, sbeffeggiato da manager, dip. di difesa e costretto a vendersi agli sponsor per sbarcare il lunario; i mostri combattono senza il minimo entusiasmo, sono quasi annoiati e si accoppiano fra loro. Il tutto strizzando l'occhio ad Evangelion (il primo anime a ribaltare gli stilemi dei tokusatsu) e con un finale amaramente brillante in cui l'eroe si fa salvare, in analogico, dalla 'famiglia americana' di super eroi con tuta da Ultraman.

Giudizio: un piccolo 'Takeshi Kitano2.0' ma più cinico e irriverente, schifato dai tempi contemporanei e pure un po' dai suoi simili (che non sanno nemmeno più definire il termine 'giustizia': la scena forse migliore del film). Personaggio da non sottovalutare.

SUICIDE CLUB
Giappone 2002

54 teenager si gettano sotto un treno della metro tenendosi per mano. Inizia così l'indagine del detective Kuroda che si infittisce al ritrovamento di una grossa bobina fatta di pelle umana delle stesse ragazze. I suicidi proseguono, mentre in tv impazza l'Idol band del momento: le Dessert.

Primo film di Sion Sono che sbarca all'estero e della sua trilogia sull'alienazione e la solitudine nipponica. E' un dramma in salsa thriller ma con elementi bizzarri (la bobina, lo psicopatico che s'atteggia a Frank-N-Furter) per spezzarne gli stilemi stessi, in puro stile Sono. E' tutto giocato sull'ossimoro leggerezza-crudezza, giovinezza-morte, sintetizzato al meglio dal nome stesso del gruppo Dessert (che traslitterato possiede al suo interno l'ambiguità terminologica Deathred).

A parte il tema tanto caro al regista, il film a mio avviso è interessante nella rappresentazione di quei primi anni '2000: tra 
chat, misteriosi siti web ed ossessive suonerie di cellulari (ormai già nelle tasche di ogni singolo teenager nipponico/a); il tutto sullo sfondo di canzoncine j-pop ormai affidate direttamente a voci infantiloidi di 12enni (poi degenerata nella fastidiosa moda2.0 "Hatsune Miku" delle vocine sintetico-digitalizzate). Significativo in tal senso anche il primissimo fotogramma del film che inquadra un occidentale nella metro: segno del futuro e repentino cambio dei tempi global.

Giudizio: Il metaforico regista Sono aveva iniziato la sua corsa verso l'eresia. Personalità ed occasione per ricordarci che 'suicidio' nn è solo 'seppuku/harakiri'.

LA CENA DI NORIKO
Giappone 2005

La 17enne Noriko vive con la famiglia nellla cittadina di Toyokawa (la città del regista). Insofferente alla vita di provincia, ma soprattutto alla soffocante figura paterna che peggiora le insicurezze sul suo futuro, si rifugia nella chat di un sito (rovine.com) dove conosce alcune ragazze tra cui Kumiko che la convince a scappare a Tokyo.

Secondo della trilogia, il film è parallelo al Suicide club (ricongiungendosi ad esso nella nota scena del suicidio collettivo in metro - a mio avviso forse anche un po' forzatamente ndr) ma è in realtà una scusa per trattare il tema della famiglia e dei relativi ruoli figli/genitori (ed altro) che la società ci impone 'per non soffrire', con relativo senso di solitudine (da cui poi scaturirebbero i potenziali germi del desiderio di suicidio). "C'è chi è lepre e chi leone.. ma se i due si scambiassero ruolo, x 1 volta, cosa accadrebbe?"
Ci vorrà una figura esterna alla famiglia per poterlo fare (Kumiko), proprio come in una seduta psicoanalitica; ed il regista è questo che vuole far fare allo spettatore, però alla sua maniera: spietatamente! A partire dalla durata: quasi 3 ore (in cui le prime 2 sono solo una lunga premessa, inscenata a mò di finto 'drama' quasi pop, fino allo psicodramma che avverrà negli ultimi 30min.).

Anche in questo, come nel primo, il finale dà una speranza, ma non risolve la domanda: esiste o no questo club? E la risposta è sempre la stessa: 'Sei connesso con te stesso o no?'. Sempre interessante poi il ruolo chiave che il regista dà al web nella sua capacità lampo di avvicinare illusoriamente persone simili ma agevolandone in realtà l'alienazione, fino ad anticipare il tema dei "mestieri malati" di oggi come il "cosleeping" ed il "fakefriend".
(Il terzo capitolo della trilogia è un romanzo e non un film).

Giudizio: pirandellianamente affabulatore e psicologicamente feroce.


LOVE EXPOSURE (Ai no mukidashi)
Giappone 2008

Donna devota alla Madonna, muore giovane lasciando marito e un figlio: Yu. Il primo si fa prete il secondo le promette che sposerà una donna dalle sembianze di Maria. I guai iniziano quando il padre, dopo una delusione d'amore, inizia a costringere Yu a confessare peccati da lui mai commessi. Il ragazzo inizierà così ad inventarne fino a commetterne veramente diventando un maestro di 'tousatsu' (scatti rubati di mutandine) ed incontrando la 'sua Maria' (che però odia i maschi) proprio durante una sua scorribanda.

Difficile descrivere il film più lungo di Sono (e che solo Sono poteva riuscire a farmi vedere con leggerezza ndr): 4ore!! (ma che lui voleva fare di 6!!! ndr). E' il primo della sua trilogia sull'odio.
La storia (mix di generi) è una, ma divisa in capitoli in cui ogni personaggio descrive la propria vicenda personale.
Sono 3 i livelli di lettura del film (e che coincidono a loro volta con i 3 concetti cristiani):
1-Il peccato: occasione per omaggiare i generi 'sexy comedy' e 'pulp action' dei '70s.
2-La punizione: scusa per affrontare il tema delle sette religiose nipponiche (unico elemento della storia ispirato ad un episodio vero).
3-Il perdono: sfruttare la cristianità (eccezione in Giappone) con le sue ipocrisie (perdono del peccato qualsiasi esso sia) per riflettere sul concetto di 'perversione' e di 'amore' ('Tutti i pervertiti sono stati creati uguali' dice Yu).

Ne esce un saggio filosofico mascherato da teen comedy (o viceversa) molto creativo-bizzarro, con tanto di happy ending, il tutto sottolineato come sempre dal solito mix di musica classica (Ravel, Beethoven..) e pop-rock.

Giudizio: se avesse inserito e sfruttato meglio la storia della setta in tutto l'impianto, abbattendo totalmente la parte romantic drama nella 4°ora, avrebbe fatto un capolavoro. Peccato.

COLD FISH
Giappone 2010

La famiglia Shimamoto (padre, figlia e neo moglie) vive un'apparente tranquilla vita di provincia, gestendo un negozietto di pesci tropicali. Una sera la figlia viene fermata per taccheggio in una drogheria, ma i genitori vengono aiutati a risolvere il problema da un affabile ed estroverso signore, anch'egli gestore di un bel negozio di pesci con la moglie, offrendo alla ragazza di lavorare per lui.

Secondo capitolo della 'trilogia sull'odio', nel titolo c'è già una metafora del concetto che Sono andrà a sbatterci in faccia: un odio, con relativa violenza, freddo, distaccato, senza morale, nè esitazione alcuna e che alimenta altro odio in chi apparentemente non ne ha mai provato come un padre di famiglia, od una figlia.

Troppo lungo rispetto alla semplice vicenda che narra (ispirata ad un fatto di cronaca vero), il film apparentemente si aggira nei dintorni dello yakuza per le prime 2 ore, nn destando particolare interesse (a parte un po' di gore), per poi concludersi con un concentrato simbolico di violenza negli ultimi 20, non solo fisica, e che è tutto tranne che catartica da banale revenge movie.

Giudizio: poco filosofico, molto diretto, ma con la solita capacità di Sono di svuotarti interiormente, e mandarti alla ricerca disperata di un senso etico-morale da dare alla vita per non finire come il protagonista.

GUILTY OF ROMANCE
Giappone 2011

Il cadavere di una ragazza viene ritrovato in un quartiere malfamato di Tokyo. La Polizia investiga su due ragazze: Izumi e Mitsuko. La prima è una repressa moglie d'un romanziere di successo, che crede di "liberarsi" della sua condizione di 'cameriera-casalinga borghese' attraverso il sesso (girando film hard o andando coi primi che incontra). La seconda è una prof. universitaria che di notte si prostituisce. Quando le due si incontrano, Mitsuko diventa la mentore della timida Izumi, convincendola a prostituirsi, in un crescendo di degenerazione sessuale e morale fino al tragico sorprendente finale.

Terzo capitolo della trilogia sull'odio, ispirato al romanzo Il castello di Kafka (solo tematicamente) è un thriller di facciata, in cui le protagoniste sono la stessa vittima e carnefice, e la detective 'noi pubblico'. Qui il tema è il rischio mentale che può portare a vivere in maniera nettamente separata, il piacere sessuale, da quello della routine quotidiana (lavoro); ossia a cadere nell'illusoria ricerca del 'castello' anche detto 'trasgressione', di cui la stessa detective è vittima.

Se nel primo possiamo parlare di 'odio per l'amore sentimentale', nel secondo di 'odio per la famiglia', qui siamo all' 'odio per il corpo' (e che avvicinerà il regista al tema della 'condizione femminile', affrontato più in dettaglio nel suo ultimo film Antiporno, nonché simbolico film manifesto del nostro blog ndr).

Giudizio: Metaforicamente crudele come i primi due capitoli.

DAITAI (aborto)
Giappone 1966

Primo film di Masao Adachi (qui anche sceneggiatore e musicista) e prodotto dall'amico regista Wakamatsu, entrambi maestri del genere pink movie.
Narra del bizzarro ginecologo Marukido Sadao (ironica storpiatura nipponica del nome Marchese de Sade) il quale giunge alla conclusione che l'unico modo per risolvere i problemi di natura sessuale sia separare il sesso dalla riproduzione che, secondo lui, dovrebbe avvenire solo attraverso uteri artificiali.

Il breve film (concettualmente collegato al precedente Embrione, diretto da Wakamatsu, e che prosegue con Rivoluzione contraccettiva) con la scusa di fare la parodia dei docu-film educativi anni 50 post bellici, tratta il tema della violenza sulle donne e della degenerazione della società tramite l'incremento di ricorsi all'aborto. Il suo reale valore sta più nei dialoghi ironici e nei comportamenti disinvolti che ci mostrano un Giappone già disincantato e molto più avanti legislativamente in tema di aborto, della nostra "italietta parrocchiale".

Giudizio: miracolosamente è stato caricato sul sito Rai. Raro e consigliatissimo.

PERFECT BLUE
Giappone 1998

Primo film del compianto Satoshi Kon. Liberamente tratto da un romanzo omonimo di un certo Takeuchi (non è parente della "mamma di sailor moon" ndr) è considerato uno dei primi anime movie psicho-thriller.

Premettendo che nn ho mai amato molto lo stile di Kon (i disegni sono si espressivi, ma volutamente traballanti da momenti dozzinali ad estetica più ricercata) il regista qui già ci mostra tutta la sua conoscenza del cinema e padronanza del linguaggio (il montaggio e le inquadrature sono molto buoni in pura linea con i maestri, suoi amici, Otomo e Oshii).

La vera forza del film, a mio avviso, non è tanto nella grafica (inevitabilmente limitata dai tempi - gli studi erano già a risparmio in quel fine millennio) quanto piuttosto nell'atmosfera decadente sottesa al soggetto della storia, che ci trasmette l'idea di una Tokyo asfissiante e claustrofobica dietro la facciata asettico scintillante simboleggiata dal mondo effimero e ormai finito delle Idol e dello showbusiness in genere. Il tutto ottimamente reso anche dalla buona colonna sonora di stampo dub-elettro industrial in opposizione al j-pop di plastica digitale, che si alternano per tutto il film.

In breve questo thriller, nato in realtà per il live, sarebbe stato perfetto per un film con attori veri, nel tentativo di raccontarci uno spaccato di Giappone di fine '900 con particolare riferimento al fenomeno otaku (la stanza del maniaco è ricalcata su quella reale del famigerato pedofilo dell'epoca, Miyazaki Tsutomu) ed il relativo lato morboso del fenomeno internet (ancora ai primordi in quel periodo) che Kon non manca di cogliere.
 
(Oltre alla curiosa coincidenza del nome Takeuchi, c'è anche quella che la doppiatrice della protagonista è la sailor Spinelli ndr).


Giudizio: nel '02 hanno poi realizzato il live action, ma che niente ha a che fare con questo soggetto e che è stato un flop in puro stile 2.0. Un caso?




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